lunedì 2 dicembre 2019

The way I see New York



Descrivere New York a chi non c'è mai stato è impresa assai ardua.
Quella città è tutto e non è niente. Ha talmente tante anime e volti diversi che è impossibile elencarli tutti.
Perché anche se accade in ogni grande città coi cosiddetti, qui di più: se non si riesce a trovare un quartiere che faccia al caso proprio, non si ha cercato abbastanza. Forse si può trovare l'eden ad un paio di fermate di metro, chi lo sa. La prima volta che ci andai, ci stetti due settimane. E mica mi bastarono.

In pochi altri luoghi che ho finora visitato sono stato travolto da una marea di "must see" con il tempo a disposizione che non è mai abbastanza. 
Indie per cui, ho deciso di farvi una piccola, piccolissima guida personale (ok, un elenco puntato. Ma un elenco puntato bellissimo) che potete decidere voi come usare. Consigli sulle visite e sui tempi, nomi di posti noti e meno noti, qualche trucchetto per allontanarsi dagli itinerari più battuti.
Consideratelo un qualcosa in più, un elenco di consigli ed informazioni che vi faccia dire "questi luoghi esistono, ne prendo nota". Non una sommossa a ciò che avete intenzione di vedere, né un impedimento a vedere i monumenti più celebrati. Ma solo il punto di vista di un turista come voi.

- se avete pochi giorni, tenete conto che la città va molto vissuta, e i musei come il Moma, il Metropolitan e quello di Storia Naturale (bellissimi, per carità) vi portano via una giornata intera. Il Guggenheim se non siete super infognati con l'arte moderna ve lo sbrigate in massimo due ore. Anche la visita che comprende Statua della Libertà ed Ellis Island porta via buona parte del giorno, anche se il museo dell'immigrazione è bello. Se ci volete andare magari combinate la visita con qualcosa di vicino al vostro hotel o al Battery Park (dove partono i battelli).
- Il Financial District è il quartiere che preferisco di New York (del mondo, forse). Un mix di edifici vecchi e nuovi irresistibile. Giratelo in lungo e in largo assolutamente senza meta, osservando bene tutto e senza dimenticare mai quanto potere c'è in quelle stradine. I miei angoli preferiti sono: il tratto pedonale di Stone Street. Water Street con i grattacieli e le piazze sottostanti con sculture. Maiden Lane. La piazza con la scultura Red Cube. La Chase Manhattan Plaza in cui si trova la scultura Group of Four Trees (sarò di parte perché amo i grattacieli, ma è il mio posto preferito di tutta New York, ti senti davvero schiacciato dalle torri). In Wall Street è molto storico il Trump Building (non si è sempre chiamato così, ovviamente), ma tutta Wall Street è suggestiva, un vero vicolo del potere. Entrate nella Trinity Church e dimenticatevi di essere a New York per due istanti. La celebre scultura del toro per me è un po' sopravvalutata, ma la piazza è carina, nonché punto di partenza della lunghissima Broadway.
- il memoriale dell'11 settembre è inquietante, ma mai quanto l'edificio che si trova immediatamente a sinistra del One World Trade Center: oltre ad essere bello architettonicamente, pensate a quante storie ha da raccontare. Tutti i palazzi attorno sono crollati quel fatidico giorno (o demoliti in seguito a causa dei troppi danni, come la Fiterman Hall). Tutti tranne lui.
- il World Financial Center, vicino al World Trade Center, ha una bellissima galleria commerciale in vetro. Consigliatissimo fare a piedi il tratto sul mare tra il World Financial Center e il Battery Park, verso sud. Viste bellissime soprattutto al tramonto.
- Anche il Greenwich Village merita di essere girato senza meta, dato che più o meno tutte le stradine sono graziose e silenziose. Le mie preferite sono Morton Street, Bedford Street e Commerce Street. La casa "75 e mezzo" su Bedford Street è la più piccola di tutta Manhattan. Sempre in Bedford Street, all'angolo con Grove Street, c'è la casa dove abitavano i protagonisti di Friends. Anche la zona di Gay Street e Christopher Park è molto carina. Passate dal West 4th Street Courts e se siete fortunati vedrete una partita di basket. Usate il parco di Washington Square per rilassarvi. Se avete il gusto del trash, fate un salto al Mercer Playground e provate a capire quale urbanista abbia potuto autorizzare la costruzione di edifici così orrendi in un simile quartiere.
- se una sera non avete voglia di girare per locali (i giri diurni stancano) potreste andare a sentire musica dal vivo in uno dei tantissimi locali al Greenwich Village, esempio al Club Wah dove ha esordito Bob Dylan negli anni 60. Altri locali storici sono il Village Vanguard e il Blue Note. Prima si può fare una cena etnica in quelle zone, quale posto migliore. Tra mediorientale, etiope, vietnamita e peruviano, ce n'è per tutti i gusti.
- Bellissima la Sinagoga Centrale su Lexington Avenue, e sempre sulla stessa strada il grattacielo Citigroup Center.
- il PJ Clarke's sulla Terza Strada è un bar ristorante super storico che sembra congelato nel tempo. Lo frequentava assiduamente Frank Sinatra. Guardando dall'altra parte del marciapiede c'è una vista con un mix di edifici vecchi e nuovi per me tra i top della città
- un altro bel mix tra edifici vecchi e nuovi è sulla 56esima strada nel tratto tra la Sesta e la Settima Strada.
- le seguenti strade vanno assolutamente percorse: Settima Strada tra il Central Park e la Pennsylvania Station, che per me è la strada che più rappresenta la grandezza di Manhattan. Sesta Strada tra la 56esima e Bryant Park, con i grattacieli tutti messi in fila e le piazze con sculture e fontane. Da qui si può visitare Radio City Music Hall e Rockefeller Center. 42esima strada tra l'Ottava Strada e la Torre dell'ONU, una lunga camminata in cui si attraversa il quartiere dei teatri, Times Square, Bryant Park, Grand Central Station, il Chrysler Building e l'ONU, scoprendo tutte le anime diverse della Midtown.
- se c'è bel tempo, il quartiere intorno alla torre dell'ONU è verde e carino. Un po' istituzionale. La Trump World Tower non mi dispiace.
- Bryant Park è uno spazio verde quadrato tra la Quinta e la Quarantaduesima da non sottovalutare per sciallarsi nel mezzo delle visite. Quando c'è bel tempo l'atmosfera è bellissima. Vi si affacciano un po' di edifici interessanti come la Public Library, la Bank Of America Tower, il Grace Building e il Bryant Park Hotel.
- lungo la 32esima, tra Broadway e la Quinta, c'è Koreatown con tutti i ristoranti, i saloni di bellezza e i karaoke. Vicino c'è anche Herald Square, piccolo spazio triangolare tra i grattacieli.
- Uno dei grattacieli più belli della Midtown secondo me è quello che ospita la sede di Christian Dior sulla 57esima, tra la Quinta e la Madison. Esattamente dall'altra parte della strada, dove ci sono gli orologi che segnano le ore delle città mondiali, c'è uno degli spazi coperti pedonali più belli in assoluto. Uscendo  dall'uscita opposta sulla 56esima, si può accedere alla Sony Plaza Public Arcade, altro bello spazio coperto. Anche la Trump Tower, appena lì dietro, ha un bell'atrio interno con cascata. Da quando è la dimora di Mr. President fanno controlli all'entrata.
- sempre in quella zona, ci sono due piazzette, stavolta all'aperto, molto scenografiche: una tra la Lexington e la 57esima, l'altra sulla 56esima nel tratto tra la Madison e la Park sotto la torre 432 Park Avenue (la più alta di New York da qualche anno).
- Park Avenue è la strada dell'aristocrazia newyorchese. Qui si trovano la torre Metlife, l'hotel storico Waldorf Astoria e il Seagram Building, anche questo con una bella piazza davanti con scultura.
(Questi ultimi tre punti sono situati tutti dietro la Fifth Avenue, quindi ci si può andare pronti via se i compagni di viaggio vogliono fare shopping e ci si vuole dileguare).
- all'incrocio tra la Fifth Avenue e il Central Park (59esima) c'è un hotel super storico chiamato Plaza. Edificio bellissimo, e si può entrare nell'atrio. Dall'altro lato della strada c'è il celebre Apple Store nel cubo.
- Soho, Chinatown e Little Italy si possono visitare insieme in poco tempo. Soho è bellissima e bohemienne, e va girata senza meta da una bottega all'altra. Chinatown sembra un quartiere di Shanghai, nel bene e nel male (è per questo che preferisco nettamente la Chinatown di Milano!), ma ci sono comunque degli angolini niente male: Colombus Park, Doyers e Pell Street, il Mahayana Temple. Se volete mangiare cinese avete l'imbarazzo della scelta. Little Italy fa tenerezza, ormai è stata inglobata dentro Chinatown. Però già che si è lì...
Poi c'è Nolita (acronimo di North Little Italy) che mi è stato descritto come una prosecuzione di Soho, ma l'ho visitato poco.
- nell'East Village (quartiere con forte comunità est europea) meritano: la chiesa ucraina di St. George's e dall'altra parte della strada la McSorley's Old Ale House, pub ottocentesco dove farsi un birrozzo, il piccolo Liz Christy Garden e la via hipster St. Marks Place, piena di neon, bar e negozi particolari. Andy Warhol e Joey Ramone sono passati da ste parti.
- il West Village è il quartiere delle riqualificazioni: al posto di un'ex ferrovia sopraelevata è stata creata la passeggiata-parco High Line: gradevolissima e in continuo cambiamento. Va esplorata in tutti gli angoli. Il Meatpacking District, da cui inizia la High Line, è un'ex zona industriale con i capannoni ora riconvertiti in discoteche e locali. Una sera ci sta venire qui. Celebre è il Cielo, sicuramente uno dei club migliori di New York. In questa zona c'era poi una fabbrica di biscotti (in cui son stati inventati tra l'altro gli Oreo) che ora è diventata il Chelsea Market, uno dei posti migliori di Manhattan per pasti veloci e bell'ambiente in generale.
- Jimmy's Corner, se volete bere qualcosa nei pressi di Times Square spendendo poco, cosa non così scontata (ahahah, "scontata", bella battuta)
- il ponte di Brooklyn va percorso assolutamente al tramonto.
- il Lincoln Center è un bellissimo complesso architettonico che comprende teatri e sale concerti, vicino al Central Park. Vicino c'è il centro commerciale Time Warner Center, se piove.
- l'Empire State Building e il Chrysler Building sono belli più da lontano che da vicino.
- il Central Park è veramente meritevole dall'inizio alla fine. Scegliete che angolo vi incuriosisce di più e buttatevi, non sbagliate.
- sulla piazza del municipio (da dove parte il Brooklyn Bridge) non mancate il Woolworoth Building, uno dei più antichi grattacieli newyorkesi. In Madison Square Park invece c'è il mitico grattacielino triangolare Flat Iron Building, e una torre a mo di campanile con orologio di cui non so molto.
- verso la Downtown, gli amanti del turismo alternativo non si facciano scappare il grattacielo senza finestre.


Buon viaggio e salutatemi quella città di matti! 

giovedì 26 settembre 2019

Varsavia: oggi

Ahimè, Varsavia è stata l'inconsapevole vittima di una nostra scelta logistica per risparmiare qualche energia (abbiamo venticinque anni, mica venti!). Siamo stati a Budapest e Praga, e successivamente andremo a Berlino ed Amsterdam. Perciò, tra l'incudine e il martello abbiamo deciso di usare la capitale polacca per rilassarci un po'.
E non è giusto, perché la caduta del blocco sovietico ha fatto esplodere la vita notturna cittadina, ora più che mai accesa e vibrante. C'è chi dice addirittura che Varsavia stia arrivando a fare concorrenza a Berlino per quanto riguarda la nightlife alternativa. Roba che ci si sente in colpa, alla sera, a non andare oltre una manciata di birre.
Pazienza, torneremo tra qualche anno. La città è in continua evoluzione come tutte quelle dell'Est.

E a proposito di evoluzione, anche il quartiere degli affari sta cambiando sempre più volto, con la costruzione di edifici all'ultimo grido che ridisegnano la silhouette urbana. Il landmark più famoso del quartiere è sicuramente il Palazzo della Cultura e della Scienza, un colosso di 237 metri che ospita musei, teatri e uffici. I polacchi non gli vogliono molto bene (li capisco: regalato alla città da Stalin in persona) e il soprannome più carino che gli hanno affibbiato è "elefante in mutande di pizzo".

Ma più in generale, nel quartiere si vedono ovunque architetture sovietiche che stanno scomparendo nelle polveri delle macchine demolitrici per lasciare il posto ad un centro finanziario all'avanguardia, che già oggi fa figurare lo skyline di Varsavia tra i più futuristici d'Europa. Passeggiando per il quartiere degli affari, forse per ora più affascinante da lontano che da vicino, si ha l'impressione che gli edifici più vecchi, grigi e spogli probabilmente la prossima volta non saranno più tra noi.

Non si sa se l'elefante in mutande di pizzo verrà demolito. Se ne è parlato, ma è troppo funzionale e diciamocelo, particolare. Tuttavia nei prossimi anni in questa zona, con le nuove costruzioni si proverà a fare la cosa che più vi si avvicina: gli si toglierà importanza.



giovedì 4 aprile 2019

Varsavia: ieri

Torniamo a parlare di falso storico.
Stare Miasto, la città vecchia di Varsavia, è stata ricostruita "dov'era e com'era" dopo la sua completa distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale. Si sono perfettamente ricreate le atmosfere di altri tempi e alcuni edifici sono stati rimessi in piedi seguendo i progetti originali.
Ora mi rivolgo a voi, detrattori delle ricostruzioni, criticatori di ciò che sembra storico ma storico non è. Cosa preferivate? Un enorme quartiere vuoto? Che Varsavia rimanesse senza centro?

No, non ci troviamo proprio. Il fatto che oggi Stare Miasto sia molto piacevole da visitare, piena di piazzette e angolini da scoprire e ti faccia ripetutamente dimenticare di trovarti nella capitale di uno stato, è molto più importante di qualsiasi differenza di secolo. E voglio anche darvi la mazzata finale: l'UNESCO ha dichiarato il quartiere patrimonio dell'umanità, per l'accurata ricostruzione e per la perseveranza degli abitanti di Varsavia nel rinascere alla grande dopo le tragedie. Io non sono più affidabile dell'UNESCO, e voi?

Malgrado le tantissime cose da vedere nel quartiere, dal Castello Reale alla Piazza del Mercato passando per la Basilica di San Giovanni Battista, la principale attrattiva di Stare Miasto è... Stare Miasto. Con il suo bellissimo ambiente, turistico di giorno e magico di notte, illuminato dai ristoranti tipici dove mangiare i pierogi e dalle birrerie, ancor prima che dai lampioni.

Ed è assolutamente calcolato che in questa foto non si veda quasi nulla: vi serva da trampolino di lancio, da esortazione, da incoraggiamento a visitare il quartiere. Si tratta di una piccola viuzza appena davanti alla cattedrale che per un assoluto misunderstanding culturale ricorda un caruggio ligure. E infatti scopro con mio notevole stupore che Varsavia è in provincia di Imperia.




domenica 17 febbraio 2019

Praga: oggi

Mostrate questa foto a parenti ed amici.
Con tutto il bene che posso volere alla Repubblica Ceca e al suo impressionante cambiamento degli ultimi decenni, dubito fortemente che qualcuno dirà "è Praga, ne sono sicuro/a".

A Praga associeranno scorci molto più affascinanti, ma ciò non ci impedisce di parlare del Florentinum, moderno complesso di uffici e negozi alle immediate porte del centro storico.

Come succede in altre grandi città europee (mai abbastanza, purtroppo) si è scelto di creare un edificio ehm, come posso dire, "particolare, fuori dal normale centro commerciale squadrato", per usare termini oggettivi visto che queste strutture non piacciono proprio a tutti.
Per la costruzione del Florentinum si è voluto accostare uno spazio pubblico aperto, una moderna piazza con verde, panchine e fontane, ad uno chiuso, una galleria coperta progettata con l'obiettivo di richiamare (vagamente, ndr) i passaggi coperti tipici della città vecchia praghese.

Anche gli uffici ai piani superiori sono stati realizzati con metodi innovativi, sfruttando al massimo gli spazi e la modernità. Ma se volete saperne di più, vi conviene farvi assumere qui mi sa.

E dire che ad appena 100 metri c'è il Palladium, uno dei centri commerciali più grandi della città. Se non avete mai schemicato alla food court dell'ultimo piano beati voi e la vostra salute, ma non potete dire di essere stati a Praga.
Il Florentinum perciò probabilmente non nasce come concorrenza del Palladium, ma come centro polifunzionale che impiega il poco spazio a disposizione. 



martedì 11 dicembre 2018

Praga: ieri

Avete presente le televendite dei mobilifici sulle reti locali? Dove vengono presentate cucine, soggiorni, camere da letto, salotti e quant'altro?
Una volta vidi un venditore di mobili su un canale piemontese (ma queste pubblicità le avete in tutte le regioni, ne sono certo) che presentava cucine in stile classico e in stile moderno.

Ad un certo punto presentò una cucina in finitura blu e ciliegio, con antine in vetro acidato. Disse "per chi ama il moderno, ma non troppo".

E questa piazza ve la voglio presentare proprio così, con queste parole: per chi ama il moderno, ma non troppo.
Perché il centro di Praga è suddiviso in una parte vecchia, un labirinto di vicoli fiabeschi che è un eufemismo dire bellissimi, ed una più moderna, che trabocca di turisti, musei e negozi. Che è bella anche lei, dai.

A mettere d'accordo tutti ci pensa questo bellissimo spazio pubblico. Si chiama Platýz, ed è un tranquillo cortile interno agli edifici dietro Piazza Venceslao, centro della città nuova. Il porfido è coperto di deliziosi dehors, presi d'assalto nelle giornate di sole.
E da non perdere anche la retrostante chiesa di San Martino dentro le mura, medievale del XIII secolo, che a suo tempo era adiacente alla cerchia muraria che circondava la città vecchia. Si raggiunge tramite una bellissima e silenziosa stradina di acciottolato.

Certi angoli del centro storico possono essere visitati in totale isolamento dalle frotte di turisti come avviene nella migliore Roma. Ed io, naturalmente, mi sentirei in colpa a terminare l'articolo senza svelarvi quali sono le stradine segrete che preferisco della città vecchia praghese, tutte irrimediabilmente medievali e suggestive: Týnská, Kožná, Řetězová, Anežská, Průchodní, Stříbrná e il tratto di Zlatá compreso tra Liliová e Husova.
Ok, non sono più segrete. Fatene buon uso.



domenica 28 ottobre 2018

Budapest: oggi

Vuoi per i prezzi, vuoi per la concorrenza, vuoi per mentalità o politica, l'Italia da qualche decennio fatica a proporsi come meta di turismo giovanile.
Gli ostelli non sono ancora una realtà iper consolidata ed è raro veder comparire il belpaese in classifiche riguardanti le mete consigliate ai backpackers, o a chi cerca intensa vita notturna (nelle altre classifiche ci siamo praticamente sempre, amor patrio non vi scenda).
Da tenere d'occhio non sono tanto le solite BarcellonaLondraBerlinoIbiza, perennemente presenti, quanto molte città dell'Est Europa che sopraggiungono dalle retrovie.

E se Budapest magari non figura tra le città europee che stanno pensando in grande architettonicamente, la sua vita notturna è al passissimo coi tempissimi, con risultati a seguito.
L'ultimo eclatante esempio sono i ruin pub ("pub in rovina"). All'inizio di questo millennio infatti, da parte di diversi gruppi di giovani, iniziò l'occupazione e la riconversione di molti edifici abbandonati nel cuore del centro. Vennero recuperati e reinventati mobili in disuso come vecchie poltrone, divani, credenze e vasche da bagno, che ne costituiscono ora l'arredamento. Sì, i ruin pub sono praticamente dei collage. Un modo per non buttare via niente e usarlo sapientemente. Il risultato è una folla di indigeni e turisti finché il clima mite lo consente.

Il primo e più celebre ruin pub si chiama Szimpla Kert. Un capolavoro di due piani che conta diversi bar, un cortile, innumerevoli stanze in cui rilassarsi su strambe sedie ed un sacco di modi diversi di intrattenere gli avventori. Ogni sera c'è qualcosa, ma soprattutto la domenica ha qui sede un mercato di prodotti contadini locali.
Veniteci presto, dopo mangiato, perché la tentazione di esplorarne ogni singolo angolo, per ore, potrebbe sopraffarvi.


venerdì 19 ottobre 2018

Budapest: ieri

Amo Budapest sin da quando ci andai la prima volta con obiettivi tutt'altro che turistici: gigante festival musicale.
Niente mi impedì in quell'occasione di proporre ad un ragazzo della combriccola, preso bene quanto me sulle camminate urbane, di farsi un giro in hangover.

Motivo del giro: il monumento dedicato a "I Ragazzi Della Via Pàl", il più celebre romanzo ungherese nonché uno dei miei preferiti in assoluto, caratterizzato da una storia tutt'altro che allegra ed incentrata sulla denuncia di mancanza di spazi aperti nella capitale magiara.
In realtà, con tutto il rispetto, il monumento vero e proprio si rivelò la parte meno divertente del giro, dato che il percorso per arrivarci aveva compreso diverse stradine e piazzette tutt'altro che affollate, che Budapest tiene per chi le vuole scoprire.

Chiedo scusa se le elencherò in stile agente immobiliare, in modi tutt'altro che convincenti, però insomma avete diritto ad illustrazioni mentali di qualche tipo.

C'è Egyetem tér, bellissimo spazio pubblico circondato da una chiesa, un museo, una fontana, una facoltà universitaria e diversi caffè.
C'è Ràday utca, via su cui si affacciano decine di bar e ristoranti, i cui dehors creano una bella parata.
C'è Ötpacsirta utca, verde e fiancheggiata da monumentalissimi palazzi museali.
E poi la mia preferita, Mikszàth Kàlmàn tér (in foto, che ve lo dico a fà), piazza pedonale con fontana e diversi caffè, posta a brevissima distanza da edifici culturali, musei e biblioteche.
Tutt'altro che brutta. 


giovedì 11 ottobre 2018

Trieste: oggi

Suvvia, mi pare ovvio che la frase dell'articolo precedente non volesse sminuire Barcellona e l'ottimo lavoro là fatto negli ultimi decenni.
Al contrario, la metropoli catalana dovrebbe essere presa come modello da città di mare italiane che hanno altrettanto potenziale.
E poi ho bisogno di citare positivamente Barcellona per questo nuovo articolo, ma se ci attacchiamo a questi dettagli...

Il paragone tra Viale XX Settembre e La Rambla viene fin troppo facile, pur essendo la controparte triestina meno ampia e interamente pedonale nel primo tratto.
Ristoranti, locali, caffè (alcuni di gran prestigio), negozi e cinema affollano i due lati del viale che, nonostante sia l'area pedonale cittadina a sprigionare più modernità, ha molto da raccontare nei suoi due secoli di esistenza.
L'hanno frequentato, soprattutto ai tavoli dei suoi caffè, decine di intellettuali tra i nativi di Trieste e quelli ben felici di andarci. Italo Svevo, Umberto Saba, James Joyce ci confermano che Trieste è da sempre luogo favorito dalla crème. Mi viene in mente il grande Gillo Dorfles, nativo triestino e testimone di un secolo artistico, morto ultracentenario qualche mese fa.

Il viale come lo vediamo si deve a Domenico Rossetti. Quando la zona era ancora occupata da un acquedotto ed era aperta campagna, questo antiquario triestino costruì un villone immerso nel verde, con un sentiero alberato che costeggiava la fonte idrica cittadina.
In pratica, ogni volta che percorriamo questo viale stiamo compiendo una violazione di domicilio. Vergogna. 










martedì 9 ottobre 2018

Trieste: ieri

Premettiamo che qualche anno fa la Lonely Planet "in persona" collocò Trieste al primo posto di una speciale classifica dedicata ai luoghi sottovalutati dai turisti.
Perciò, soprattutto per i vagamondo stranieri, tutta la città è già una rivelazione in partenza.

Ma la più bella attrazione famosa - non famosa di Trieste resta il Ghetto: la manciata di viuzze appena dietro la celebre (da noi) Piazza Unità D'Italia. Botteghe, antiquari, bar e ristoranti contrastano col suo nome poco felice. Il piccolo distretto è caratterizzato da una storia lunga ed intricata, che va di pari passo con quella cittadina anche grazie alla sua posizione centrale. Ne consiglio l'approfondimento. 

Di sera la zona diventa uno dei fulcri della vita notturna del centro assieme al Canal Grande, a via Torino e alla piazza dell'Arco di Riccardo. Triestini e turisti affollano i numerosi locali disposti nei vicoletti, creando un'atmosfera assolutamente magica.
C'è da scommettere che se altri centri storici italiani più problematici (e certo, anche più grandi) come Genova e Napoli fossero tutti così, città come Barcellona i turisti non saprebbero nemmeno localizzarle sulla cartina.

La via che si vede in foto si chiama Androna del Pane, e deve il suo nome alle venditrici di pane che giungevano a Trieste, dette Servolane. L'Androna è invece una toponomastica caratteristica di questa zona di mondo (alla pari dell'Archivolto in Liguria o del Chiasso a Firenze) ed indica un vicoletto, una via stretta tra le case, a volte anche un cortile senza via d'uscita. Non in questo caso.


lunedì 8 ottobre 2018

Eurotrippa

Voglio essere onesto: questo viaggio è un'avventura attraverso varie città d'Europa assieme ad un caro amico, muovendosi in autobus e dormendo in luoghi economici. Fin qui niente di particolare. Migliaia di persone l'hanno fatto prima di noi e altrettante lo faranno dopo.

Eurotrippa nasce per fotografare (ehm, letteralmente) in modo schietto e selettivo due realtà per ciascuna delle città europee che visiteremo, magari sottovalutate, magari invece celebri ma con quell'angolo poco conosciuto che meriterebbe hype. Da Milano ci muoveremo verso est. Una delle due foto sarà in rappresentanza della città "di ieri", i suoi fasti e le sue glorie passate, o i suoi angoli nascosti. L'altra sarà dedicata alla città "di oggi", un qualcosa (spesso non distante dal centro) che dimostri le capacità della città di tenere il passo con l'età moderna, oppure semplicemente fuochi di paglia belli da vedere. Fin qui magari ancora niente di particolare, sarete voi a giudicare.

Il nome Eurotrippa l'ho scelto per fare un parallelismo tra il modo in cui cambiano i centri urbani europei nel corso degli anni, e il modo in cui la pancetta di un viaggiatore va e viene, si espande e si ritrae a seconda della quantità di cibo e di birra che consuma.
Sto scherzando dai, non sono un cantante indie moderno. Ho scelto Eurotrippa perché mi faceva ridere.